mercoledì 10 settembre 2014

Una vecchia campana

Per quanti anni, per quanti e quali eventi avrà rintoccato per chiamare a raccolta la popolazione di Castelvecchio?

Questa campana è stata fotografata all'interno dell'Oratorio della Madonna Davato e così ci informa
Luca Macchioniquella è la campana che porta la data anno 11.. e non si capisce.è segnalata anche alla sovraintendenza delle belle arti.è scritto sia sul libro di berti,sia sul volume "ALTA VALLE DEL SECCHIA"...non so pero' ora dove sia.

domenica 3 agosto 2014

L'aratura ... prima dell'arrivo delle piogge autunnali


Dopo la stagione del raccolto il terreno deve essere arato per predisporlo a nuove semine. Non è poi tanto lontana l'epoca in cui c'era solo la forza animale e umana per smuovere le zolle affondando e spingendo l'aratro nella terra secca e dura.






mercoledì 16 luglio 2014

Un paese


Ma cos'è un paese se non uno scrigno di strilli bambini, di uomini e donne, giovani e vecchi, di umori gioiosi o dolenti, di storie lontane o vicine nel tempo, di amori spazzati dal vento …
Un paese è una casa di nuova costruzione che deforma un'immagine scolpita nel cuore dal tempo e che nessuno vorrebbe cambiare.
Un paese è quel vecchio rudere simbolo di una storia condivisa da tanti … è un libro aperto per rispolverare antichi ricordi e predisporre un futuro vicino.

Nella memoria di ciascuno di noi, nei più disparati momenti della vita, affiorano spesso ricordi del proprio vissuto o tramandati da altri, ricordi che a volte pesano sull'anima, altri che rallegrano lo spirito alleggerendo la quotidianità, ma anche ricordi futili e comunque ben presenti perchè facenti parte di una certa epoca storica sociale economica in cui eravamo protagonisti distratti e inconsapevoli.
Protagonisti inconsapevoli forse perché si era ancora nell'età dei giochi, o forse perché i primi intensi amori o gli impegni della vita quotidiana ci estraniavano dal mondo circostante di cui captavamo distrattamente pochi sprazzi che però si sarebbero sedimentati in qualche angolo nascosto della nostra memoria.

Ricordi di vita quotidiana, piccoli o grandi fatti nel contesto di una borgata, di un paese; ricordi di chi è uscito dalla guerra salvando la pelle ma non immune dalle ferite che non si rimarginano mai; ricordi legati a divertimenti costruiti con poco ma che suscitano ancora ilarità. Ricordi legati a mestieri di scarsa resa economica ma preziosi per il vivere quotidiano e ricchi di creatività e partecipazione.

... e dopo le fatiche ...









 

 Balli all'aperto, bagni al fiume, fette di cocomero rinfrescato nei pozzi.


martedì 24 giugno 2014

Arriva il tempo della mietitura





Con la falce in mano e l'acciaiolo appeso alla cintura, pronto al bisogno per affilare la lama, di mattino presto i contadini si recavano nei campi per mietere.
Papaveri e fiordalisi recisi assieme al frumento e
covoni trasportati sui carri.










Così lavoravano i nostri contadini fino all'avvento della meccanizzazione agricola degli anni '60.
(Immagini da Manoscritti Medievali - Morgan Library Museum)




domenica 18 maggio 2014

Il primo taglio









Quando ancora l'agricoltura non era meccanizzata, il taglio dell'erba avveniva a mano con falce a manico lungo; per seccarla al sole si rivoltava col forcone e, diventata fieno, si raccoglieva con il rastrello e caricato sul carro che, trainato da mucche o buoi, veniva trasportato nelle aie, depositato nei fienili o ammucchiato in bei pagliai.


      

Poi è diventato tutto più semplice e forse meno faticoso...


mercoledì 7 maggio 2014

... nel mese di Maggio






Ci recavamo verso sera, adulti e bambini, all'oratorio intitolato alla Madonna Davato per la recita del Rosario.
Noi della borgata di Casa Sartori salivamo lungo la curta, carreggiata fra i campi che portava anche alla Chiesa, all'asilo e al cimitero oltre che alle piccole borgate limitrofe: la Ceragna, la Caselletta e altre.

L'oratorio è stato restaurato e riaperto al culto il 15 agosto 2004.

"Il recupero di questo edificio, che può vantare una grande devozione da parte della popolazione locale, è stato eseguito totalmente da volontari, ed in particolare dal Gruppo Alpini di Prignano e da cittadini di Castelvecchio.
Molti sono i "misteri" che conserva ancora questo piccolo oratorio, nonostante sia stato riportato all'antico splendore. Non chiara, infatti, è la stessa etimologia del nome "Madonna Davato", a cui è intitolato. Ignota, inoltre, è la data esatta della sua edificazione, anche se una trave ristrutturata durante il restauro riporta un'incisione dell'anno 1627.
Alla santa messa che è celebrata in occasione dell'inaugurazione ufficiale da don Orazio Salsi, hanno preso parte autorità civili e religiose."

(da PrignanoInforma)

Mi piace ricordare che in omaggio appunto agli alpini l'oratorio è stato dotato di un'acquasantiera scolpita da Patrizio Pecchi nella forma del cappello da alpino.
Mi piace inoltre ricordare che la vecchia curta è da diversi anni nuovamente praticabile a piedi grazie all'intervento di Tiziano Spezzani.

Ed ecco quest'usanza ormai abbandonata che mi è stata raccontata da un abitante di Castelvecchio.
Nel giorno di Santa Croce, il 3 di Maggio, i nostri contadini usavano piantare nei campi, a invocare la protezione del raccolto, una croce costruita con due spezzoni di canne incrociate e legate con
spago o fil di ferro.

domenica 27 aprile 2014

La borgata di Casa Sartori

Come appare la borgata di Casa Sartori nelle diverse stagioni e con i cambiamenti dovuti a costruzioni degli ultimi anni.


Questa immagine documenta la frana che avvenne nell'Aprile del 1964 modificando in maniera evidente il territorio adiacente a Casa Sartori.

venerdì 25 aprile 2014

Sito neolitico del Pescale

Castelvecchio s/S è raggiungibile dalla pianura modenese attraverso la provinciale che da Sassuolo arriva fino a Prignano, comune capoluogo, per poi diramarsi: a destra per scendere verso il Rossenna; a sinistra per salire a Serramazzoni.
Passaggio d'obbligo è l'attraversamento del ponte, nei pressi del sito neolitico noto come Rupe del Pescale e di grande interesse archeologico, sul torrente Pescarolo che sfocia nel fiume Secchia.
Questo luogo era nel passato molto frequentato nel periodo estivo perché consentiva alla gente dei paesi  limitrofi la balneazione nel Secchia.













[5 aprile 2006]
Rupe del Pescale 
Donazione alla Provincia della rupe del Pescale di Frignano, importante sito archeologico del neolitico


rupe del pescale: area della rtupe del Pescale sul fiume Secchia a Prignano
La rupe del Pescale di Prignano diventa di proprietà della Provincia di Modena. Il proprietario dell’area, William Pifferi, titolare della Ceramica Artistica due di Pigneto, ha deciso di donare all’ente quello che è considerato uno dei più importanti siti archeologici del modenese, dichiarato nel 1984 di rilevante interesse dal ministero dei Beni culturali.
Nel prendere atto della donazione ilConsiglio provinciale hanno espresso la soddisfazione perché con questo atto "il patrimonio pubblico si arricchisce di un rilevante sito archeologico che ora potrà essere valorizzato e promosso".
Egidio Pagani, assessore provinciale al Patrimonio, ha manifestato l’impegno della Provincia a realizzare nell’area "progetti a carattere culturale, ma anche ambientale come la pista ciclopedonale collegata al percorso Natura del Secchia, oltre alla possibilità di intervenire sulla viabilità della zona per migliorare la sicurezza lungo la strada provinciale di Castelvecchio".
Il sito archeologico del Pescale si estende su una superficie di quasi 15 mila metri quadrati; da quando fu scoperto, alla fine dell’800, è diventato un’area di studio e ricerche sulla preistoria italiana.   Lo spiazzo pianeggiante che contraddistingue la sommità della rupe, fu sede di un villaggio preistorico.L’insediamento era formato da grandi capanne in legno e argilla e durò dalla fine del V o dall’inizio del IV millennio a. C. fino alla prima metà del III. Il materiale recuperato in varie campagne di scavo, documenta infatti la successione delle diverse culture sviluppatesi nell’Emilia occidentale durante l’intero Neolitico.
Gli scavi eseguiti nel 1937 e nel 1942 dal paleontologo modenese Fernando Malavolti hanno permesso di scoprire tracce di un abitato neolitico con fondi di capanna, focolari, tombe, manufatti in pietra e osso, oggetti terracotta e vasellame in ceramica risalenti al sesto millennio avanti Cristo. I reperti sono oggi custoditi nel museo civico Archeologico ed etnologico di Modena.
Di notevole importanza anche alcuni ritrovamenti risalenti ad epoche successive come un vaso dell’età del rame del terzo millennio avanti Cristo e alcune testimonianze dell’età dall’età del bronzo fino all’epoca romana.
(dal sito della Provincia di Modena)

lunedì 21 aprile 2014

Cà di Iardomani o Cà di Armagni

"Remagna, borgata di poche case posta sulla sponda destra del fiume Secchia, in territorio di Castelvecchio, a mezza costa fra la carrozzabile ed il fiume, poco a valle della foce del Rossenna. Menzionata in una carta seicentesca della contea di Castelvecchio, segnalata come Cà di Jurdomani e Cà di Armagni, rivelando, in modo a dir poco trasparente, l’origine longobarda dell’insediamento".



La borgata con le colline e le case di Castelvecchio.
La borgata con di fronte le colline reggiane al di là del fiume Secchia.

"Nessuno narra più dell’orrido pozzo rasoio che, quan­do mi recavo in visita alla nonna, m’indicavano tro­varsi su un lato della strada all’entrata della borgata il cui nome pare ne indichi l’origine longobarda; ogget­to storico o solo memoria di lontane fantasie contadi­ne che facevano rabbrividire riportando di quanti ne­mici (ma di quale guerra?) vi venivano gettati anco­ra vivi. Non intimidisce più il passaggio attraverso il fosso Carrobbio dai lugubri racconti ... " 
(da La Vigna del Padre)

Un paese e la sua chiesa

La vita di un paese ruota immancabilmente attorno alla sua chiesa ... la vita religiosa, matrimoni, nascite, tradizioni ...
La chiesa parrocchiale di Castelvecchio, dedicata a Santa Maria Assunta, a causa delle vicessitudini del territorio  appartiene alla Diocesi di Reggio Emilia anzichè a quella che parrebbe più ovvia di Modena.
Nel libro di G. Berti si legge che la chiesa di Santa Maria nuova fu edificata, ad una sola navata, attorno al 1650 per poi essere ampliata quasi tre secoli dopo come appare tuttora a tre navate.


... in prossimità della Pasqua ...


C'era grande fermento in paese in prossimità della Pasqua.
Si risvegliava la campagna nell'aria leggera; corse di bimbi vocianti nei campi dall'erba già alta.
Non usciva più fumo dai comignoli e si rinfrescavano le pareti domestiche con nuovi colori.
Poi le benedizioni nelle case, le quarantore in chiesa e il trambusto per il pranzo pasquale.
Si sfoggiava l'abito nuovo nel giorno di festa e al bar c'era la sfida del coccin coccetto con uova colorate di rosso.

mercoledì 16 aprile 2014

I Cognomi delle Famiglie

Il passaggio di soldatesche spagnole nel territorio di Castelvecchio mi consente di accettare la spiegazione circa l'origine del cognome della mia nonna paterna, Ida Francalanzi (così si firmava) o Francalanza (come appare invece su alcuni documenti).
Mi ha infatti sempre incuriosito capire come mai, a differenza della maggior parte dei cognomi locali molto diffusi tra le famiglie imparentate tra di loro, questo cognome apparteneva solo a due persone: mia nonna e sua sorella.
Da una ricerca circa la diffusione di Francalanzi/Francalanza sul territorio nazionale emerge che si tratta di un cognome molto raro con il numero più alto (32)  in Sicilia dove, storicamente, ha regnato un’antica famiglia catanese d’origine spagnola: gli Uzeda di Francalanza le cui vicende si snodano dal 1855 al 1882 e descritte nel libro I Viceré.

Ecco un elenco di cognomi storici delle famiglie di Castelvecchio:

Babeli
Balestrazzi
Barbieri
Bargi
Baroni
Bassissi
Bedeschi
Bedini
Bertoni
Bondi
Bonilauri
Bonini
Bonvicini
Canali
Casali
Casolari
Costi
Fontanesi
Frascaroli
Geti
Lometti
Macchioni
Manelli
Marcelloni
Masini
Moretti
Nicoli
Paganelli
Palladini
Pancani
Pasquini
Pistoni
Salsi
Silvestri
Spezzani
Teneggi
Tincani
Toni
Veratti

mercoledì 9 aprile 2014

Il Rio degli Spagnuoli

Immagine diffusa e comune quella di un ruscello o torrente di montagna dove scorrono veloci le acque del disgelo.
In realtà questa bella fotografia è per chi scrive molto speciale in quanto fa parte di un paesaggio assai famigliare ma scarsamente conosciuto se non per la strada provinciale che lo attraversa.
Noto come Fosso degli Spagnoli è situato nella zona de "l'Imbasameint (in italiano Imbassamento) che si trova poco a valle di Poggiolbianco, lungo la strada provinciale, dove si è appunto formato un avvallamento del versante dovuto ad una vecchia frana". Questa è la descrizione dell'autore della fotografia, Daniele Pigoni, che ringrazio anche perchè mi ha consentito di avere quanto spesso ho desiderato: vedere un fosso storico "vivo" grazie al fluire di abbondanti acque.
Ma perchè Fosso degli Spagnoli?
Dal libro di Giovanni Berti (Prignano - Notizie e Ricerche Storiche) si desume che nell'Aprile 1545 un corpo di oltre 5500 Spagnuoli, guidato dal conte Mario Montecuccoli e diretto verso la Toscana evidentemente grazie a una linea stradale di una certa importanza, alloggiò a Pigneto e Prignano. Pare inoltre che anche successivamente, durante le Guerre di Successione nel settecento, ci furono analoghi passaggi di truppe.
Per cui, come ci racconta il Berti: "Di tutto quel subbuglio di truppe in continuo su e giù per la nostra montagna durante queste tre ultime guerre, è persino rimasta memoria nella tradizione e traccia nella toponomastica".

martedì 8 aprile 2014

... indietro nel tempo ...

E' probabile che gli Etruschi (forse non i primi abitanti di questa zona, ma sicuramente coloro che le diedero sviluppo e importanza) per andare verso la pianura, verso quelli che allora si chiamavano Campi Macri (oggi Magreta), non attraversassero il fiume Secchia ma seguissero la strada che ancora oggi da Prignano  arriva fino a Sassuolo. Salendo si capisce subito perchè gli Etruschi, primi veri esteti ed intenditori dell'ambiente, hanno scelto questo luogo come residenza: dolci declivi esposti a sud, uno sguardo che abbraccia panorami stupendi, il monte che a nord impedisce l'arrivo di venti freddi. Anche i romani s'insediarono in queste terre ubertose e da essi derivò il nome dell'attuale paese. Ad attendere il visitatore al centro del paese si trova la bella torre tardo romanica di S. Michele. Non appena il visitatore si spinge nei dintorni incontra borgate e villaggi di grande interesse: Castelvecchio, con i suoi edifici a corte, ricorda ancora gli antichi splendori dell'antica contea. "Le Are", ruderi ancora visibili fra i quali rimane il tronco di una torre che lascia intuire l'esistenza di un castello o un fortilizio (esso compare fra l'elenco degli Edifici Monumentali della Provincia di Modena come torre del XIV sec.). Pescale: in località Strette del Pescale, sopra un breve pianoro di forma allungata, relitto di un terrazzo quaternario naturalmente difeso su tre lati da pareti molto ripide ed accessibili unicamente da sud-est, dalla fine del V-inizi IV- fino alla prima metà del III millennio ebbe vita un abitato costituito da alcune grandi capanne. Oggi risulta fra i più antichi insediamenti dell'uomo in Emilia, è stato oggetto di molte campagne di scavi archeologici, ma sicuramente l'area custodisce tesori ben più importanti di quelli finora scoperti.

(dal portale http://www.portaleditalia.it/italia-new/8-Informazioni-turisti/14-Emilia-Romagna)

martedì 1 aprile 2014

Mappa di quella che fu la Contea di Castelvecchio

Il disegno  rappresenta la Carta di Castelvecchio, territorio appartenente all'epoca al Conte Ercole Trotti, con l'elenco delle borgate e il numero di famiglie che le abitavano.

Castello: una famiglia
Quattro Cascio':  sei famiglie
Casale: quattro famiglie
Poggiolo: una famiglia
Iarè: quattro famiglie
Casa di Sartore: sette famiglie
Cà di Iarduccio: due famiglie
Cà di Iardomani: otto famiglie
Ceragné: una famiglia
Morosina: una famiglia
S.Giovanni: una famiglia
Padera: due famiglie
Cà di Bidioccoro: cinque famiglie
Cà di Oliviero: quattro famiglie
Possesso del Sig. Conte: una famiglia
Cà di Cecco Longo: una famiglia


Per quanto possa essere grigio, questo è un documento emerso da una ricerca effettuata da Eugenio Moretti presso l'Archivio Storico di Modena per rintracciare la memoria storica del suo paese.
Da qualche parte si legge: "Questo disegno è certamente anteriore al 1637, anno in cui i feudi di Pigneto e Prignano, già appartenenti al conte Ercole Trotti, furono concessi ai Montecuccoli e forse è anteriore anche al 1624 che deve essere l'anno nel quale il Trotti morì."