Come appare la borgata di Casa Sartori nelle diverse stagioni e con i cambiamenti dovuti a costruzioni degli ultimi anni. |
domenica 27 aprile 2014
La borgata di Casa Sartori
venerdì 25 aprile 2014
Sito neolitico del Pescale
Castelvecchio s/S è raggiungibile dalla pianura modenese attraverso la provinciale che da Sassuolo arriva fino a Prignano, comune capoluogo, per poi diramarsi: a destra per scendere verso il Rossenna; a sinistra per salire a Serramazzoni.
Passaggio d'obbligo è l'attraversamento del ponte, nei pressi del sito neolitico noto come Rupe del Pescale e di grande interesse archeologico, sul torrente Pescarolo che sfocia nel fiume Secchia.
Questo luogo era nel passato molto frequentato nel periodo estivo perché consentiva alla gente dei paesi limitrofi la balneazione nel Secchia.
Passaggio d'obbligo è l'attraversamento del ponte, nei pressi del sito neolitico noto come Rupe del Pescale e di grande interesse archeologico, sul torrente Pescarolo che sfocia nel fiume Secchia.
Questo luogo era nel passato molto frequentato nel periodo estivo perché consentiva alla gente dei paesi limitrofi la balneazione nel Secchia.
[5 aprile 2006]
Rupe del Pescale
Donazione alla Provincia della rupe del Pescale di Frignano, importante sito archeologico del neolitico
La rupe del Pescale di Prignano diventa di proprietà della Provincia di Modena. Il proprietario dell’area, William Pifferi, titolare della Ceramica Artistica due di Pigneto, ha deciso di donare all’ente quello che è considerato uno dei più importanti siti archeologici del modenese, dichiarato nel 1984 di rilevante interesse dal ministero dei Beni culturali.
Nel prendere atto della donazione ilConsiglio provinciale hanno espresso la soddisfazione perché con questo atto "il patrimonio pubblico si arricchisce di un rilevante sito archeologico che ora potrà essere valorizzato e promosso".
Egidio Pagani, assessore provinciale al Patrimonio, ha manifestato l’impegno della Provincia a realizzare nell’area "progetti a carattere culturale, ma anche ambientale come la pista ciclopedonale collegata al percorso Natura del Secchia, oltre alla possibilità di intervenire sulla viabilità della zona per migliorare la sicurezza lungo la strada provinciale di Castelvecchio".
Il sito archeologico del Pescale si estende su una superficie di quasi 15 mila metri quadrati; da quando fu scoperto, alla fine dell’800, è diventato un’area di studio e ricerche sulla preistoria italiana. Lo spiazzo pianeggiante che contraddistingue la sommità della rupe, fu sede di un villaggio preistorico.L’insediamento era formato da grandi capanne in legno e argilla e durò dalla fine del V o dall’inizio del IV millennio a. C. fino alla prima metà del III. Il materiale recuperato in varie campagne di scavo, documenta infatti la successione delle diverse culture sviluppatesi nell’Emilia occidentale durante l’intero Neolitico.
Gli scavi eseguiti nel 1937 e nel 1942 dal paleontologo modenese Fernando Malavolti hanno permesso di scoprire tracce di un abitato neolitico con fondi di capanna, focolari, tombe, manufatti in pietra e osso, oggetti terracotta e vasellame in ceramica risalenti al sesto millennio avanti Cristo. I reperti sono oggi custoditi nel museo civico Archeologico ed etnologico di Modena.
Di notevole importanza anche alcuni ritrovamenti risalenti ad epoche successive come un vaso dell’età del rame del terzo millennio avanti Cristo e alcune testimonianze dell’età dall’età del bronzo fino all’epoca romana.
(dal sito della Provincia di Modena)
Rupe del Pescale
Donazione alla Provincia della rupe del Pescale di Frignano, importante sito archeologico del neolitico
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Nel prendere atto della donazione ilConsiglio provinciale hanno espresso la soddisfazione perché con questo atto "il patrimonio pubblico si arricchisce di un rilevante sito archeologico che ora potrà essere valorizzato e promosso".
Egidio Pagani, assessore provinciale al Patrimonio, ha manifestato l’impegno della Provincia a realizzare nell’area "progetti a carattere culturale, ma anche ambientale come la pista ciclopedonale collegata al percorso Natura del Secchia, oltre alla possibilità di intervenire sulla viabilità della zona per migliorare la sicurezza lungo la strada provinciale di Castelvecchio".
Il sito archeologico del Pescale si estende su una superficie di quasi 15 mila metri quadrati; da quando fu scoperto, alla fine dell’800, è diventato un’area di studio e ricerche sulla preistoria italiana. Lo spiazzo pianeggiante che contraddistingue la sommità della rupe, fu sede di un villaggio preistorico.L’insediamento era formato da grandi capanne in legno e argilla e durò dalla fine del V o dall’inizio del IV millennio a. C. fino alla prima metà del III. Il materiale recuperato in varie campagne di scavo, documenta infatti la successione delle diverse culture sviluppatesi nell’Emilia occidentale durante l’intero Neolitico.
Gli scavi eseguiti nel 1937 e nel 1942 dal paleontologo modenese Fernando Malavolti hanno permesso di scoprire tracce di un abitato neolitico con fondi di capanna, focolari, tombe, manufatti in pietra e osso, oggetti terracotta e vasellame in ceramica risalenti al sesto millennio avanti Cristo. I reperti sono oggi custoditi nel museo civico Archeologico ed etnologico di Modena.
Di notevole importanza anche alcuni ritrovamenti risalenti ad epoche successive come un vaso dell’età del rame del terzo millennio avanti Cristo e alcune testimonianze dell’età dall’età del bronzo fino all’epoca romana.
(dal sito della Provincia di Modena)
lunedì 21 aprile 2014
Cà di Iardomani o Cà di Armagni
"Remagna, borgata di poche case posta sulla sponda destra del fiume Secchia, in territorio di Castelvecchio, a mezza costa fra la carrozzabile ed il fiume, poco a valle della foce del Rossenna. Menzionata in una carta seicentesca della contea di Castelvecchio, segnalata come Cà di Jurdomani e Cà di Armagni, rivelando, in modo a dir poco trasparente, l’origine longobarda dell’insediamento".
La borgata con le colline e le case di Castelvecchio. |
Un paese e la sua chiesa
La chiesa parrocchiale di Castelvecchio, dedicata a Santa Maria Assunta, a causa delle vicessitudini del territorio appartiene alla Diocesi di Reggio Emilia anzichè a quella che parrebbe più ovvia di Modena.
Nel libro di G. Berti si legge che la chiesa di Santa Maria nuova fu edificata, ad una sola navata, attorno al 1650 per poi essere ampliata quasi tre secoli dopo come appare tuttora a tre navate.
... in prossimità della Pasqua ...
C'era grande fermento in paese in prossimità della Pasqua.
Si risvegliava la campagna nell'aria leggera; corse di bimbi vocianti nei campi dall'erba già alta.
Non usciva più fumo dai comignoli e si rinfrescavano le pareti domestiche con nuovi colori.
Poi le benedizioni nelle case, le quarantore in chiesa e il trambusto per il pranzo pasquale.
Si sfoggiava l'abito nuovo nel giorno di festa e al bar c'era la sfida del coccin coccetto con uova colorate di rosso.
mercoledì 16 aprile 2014
I Cognomi delle Famiglie
Il passaggio di soldatesche spagnole nel territorio di Castelvecchio mi consente di accettare la spiegazione circa l'origine del cognome della mia nonna paterna, Ida Francalanzi (così si firmava) o Francalanza (come appare invece su alcuni documenti).
Mi ha infatti sempre incuriosito capire come mai, a differenza della maggior parte dei cognomi locali molto diffusi tra le famiglie imparentate tra di loro, questo cognome apparteneva solo a due persone: mia nonna e sua sorella.
Da una ricerca circa la diffusione di Francalanzi/Francalanza sul territorio nazionale emerge che si tratta di un cognome molto raro con il numero più alto (32) in Sicilia dove, storicamente, ha regnato un’antica famiglia catanese d’origine spagnola: gli Uzeda di Francalanza le cui vicende si snodano dal 1855 al 1882 e descritte nel libro I Viceré.
Ecco un elenco di cognomi storici delle famiglie di Castelvecchio:
Babeli
Balestrazzi
Barbieri
Bargi
Baroni
Bassissi
Bedeschi
Bedini
Bertoni
Bondi
Bonilauri
Bonini
Bonvicini
Canali
Casali
Casolari
Costi
Fontanesi
Frascaroli
Geti
Lometti
Macchioni
Manelli
Marcelloni
Masini
Moretti
Nicoli
Paganelli
Palladini
Pancani
Pasquini
Pistoni
Salsi
Silvestri
Spezzani
Teneggi
Tincani
Toni
Veratti
Mi ha infatti sempre incuriosito capire come mai, a differenza della maggior parte dei cognomi locali molto diffusi tra le famiglie imparentate tra di loro, questo cognome apparteneva solo a due persone: mia nonna e sua sorella.
Da una ricerca circa la diffusione di Francalanzi/Francalanza sul territorio nazionale emerge che si tratta di un cognome molto raro con il numero più alto (32) in Sicilia dove, storicamente, ha regnato un’antica famiglia catanese d’origine spagnola: gli Uzeda di Francalanza le cui vicende si snodano dal 1855 al 1882 e descritte nel libro I Viceré.
Ecco un elenco di cognomi storici delle famiglie di Castelvecchio:
Babeli
Balestrazzi
Barbieri
Bargi
Baroni
Bassissi
Bedeschi
Bedini
Bertoni
Bondi
Bonilauri
Bonini
Bonvicini
Canali
Casali
Casolari
Costi
Fontanesi
Frascaroli
Geti
Lometti
Macchioni
Manelli
Marcelloni
Masini
Moretti
Nicoli
Paganelli
Palladini
Pancani
Pasquini
Pistoni
Salsi
Silvestri
Spezzani
Teneggi
Tincani
Toni
Veratti
mercoledì 9 aprile 2014
Il Rio degli Spagnuoli
Immagine diffusa e comune quella di un ruscello o torrente di montagna dove scorrono veloci le acque del disgelo.
In realtà questa bella fotografia è per chi scrive molto speciale in quanto fa parte di un paesaggio assai famigliare ma scarsamente conosciuto se non per la strada provinciale che lo attraversa.
Noto come Fosso degli Spagnoli è situato nella zona de "l'Imbasameint (in italiano Imbassamento) che si trova poco a valle di Poggiolbianco, lungo la strada provinciale, dove si è appunto formato un avvallamento del versante dovuto ad una vecchia frana". Questa è la descrizione dell'autore della fotografia, Daniele Pigoni, che ringrazio anche perchè mi ha consentito di avere quanto spesso ho desiderato: vedere un fosso storico "vivo" grazie al fluire di abbondanti acque.
Ma perchè Fosso degli Spagnoli?
Dal libro di Giovanni Berti (Prignano - Notizie e Ricerche Storiche) si desume che nell'Aprile 1545 un corpo di oltre 5500 Spagnuoli, guidato dal conte Mario Montecuccoli e diretto verso la Toscana evidentemente grazie a una linea stradale di una certa importanza, alloggiò a Pigneto e Prignano. Pare inoltre che anche successivamente, durante le Guerre di Successione nel settecento, ci furono analoghi passaggi di truppe.
Per cui, come ci racconta il Berti: "Di tutto quel subbuglio di truppe in continuo su e giù per la nostra montagna durante queste tre ultime guerre, è persino rimasta memoria nella tradizione e traccia nella toponomastica".
In realtà questa bella fotografia è per chi scrive molto speciale in quanto fa parte di un paesaggio assai famigliare ma scarsamente conosciuto se non per la strada provinciale che lo attraversa.
Noto come Fosso degli Spagnoli è situato nella zona de "l'Imbasameint (in italiano Imbassamento) che si trova poco a valle di Poggiolbianco, lungo la strada provinciale, dove si è appunto formato un avvallamento del versante dovuto ad una vecchia frana". Questa è la descrizione dell'autore della fotografia, Daniele Pigoni, che ringrazio anche perchè mi ha consentito di avere quanto spesso ho desiderato: vedere un fosso storico "vivo" grazie al fluire di abbondanti acque.
Ma perchè Fosso degli Spagnoli?
Dal libro di Giovanni Berti (Prignano - Notizie e Ricerche Storiche) si desume che nell'Aprile 1545 un corpo di oltre 5500 Spagnuoli, guidato dal conte Mario Montecuccoli e diretto verso la Toscana evidentemente grazie a una linea stradale di una certa importanza, alloggiò a Pigneto e Prignano. Pare inoltre che anche successivamente, durante le Guerre di Successione nel settecento, ci furono analoghi passaggi di truppe.
Per cui, come ci racconta il Berti: "Di tutto quel subbuglio di truppe in continuo su e giù per la nostra montagna durante queste tre ultime guerre, è persino rimasta memoria nella tradizione e traccia nella toponomastica".
martedì 8 aprile 2014
... indietro nel tempo ...
(dal portale http://www.portaleditalia.it/italia-new/8-Informazioni-turisti/14-Emilia-Romagna)
martedì 1 aprile 2014
Mappa di quella che fu la Contea di Castelvecchio
Il disegno rappresenta la Carta di Castelvecchio, territorio appartenente all'epoca al Conte Ercole Trotti, con l'elenco delle borgate e il numero di famiglie che le abitavano.
Castello: una famiglia
Quattro Cascio': sei famiglie
Casale: quattro famiglie
Poggiolo: una famiglia
Iarè: quattro famiglie
Casa di Sartore: sette famiglie
Cà di Iarduccio: due famiglie
Cà di Iardomani: otto famiglie
Ceragné: una famiglia
Morosina: una famiglia
S.Giovanni: una famiglia
Padera: due famiglie
Cà di Bidioccoro: cinque famiglie
Cà di Oliviero: quattro famiglie
Possesso del Sig. Conte: una famiglia
Cà di Cecco Longo: una famiglia
Castello: una famiglia
Quattro Cascio': sei famiglie
Casale: quattro famiglie
Poggiolo: una famiglia
Iarè: quattro famiglie
Casa di Sartore: sette famiglie
Cà di Iarduccio: due famiglie
Cà di Iardomani: otto famiglie
Ceragné: una famiglia
Morosina: una famiglia
S.Giovanni: una famiglia
Padera: due famiglie
Cà di Bidioccoro: cinque famiglie
Cà di Oliviero: quattro famiglie
Possesso del Sig. Conte: una famiglia
Cà di Cecco Longo: una famiglia
Da qualche parte si legge: "Questo disegno è certamente anteriore al 1637, anno in cui i feudi di Pigneto e Prignano, già appartenenti al conte Ercole Trotti, furono concessi ai Montecuccoli e forse è anteriore anche al 1624 che deve essere l'anno nel quale il Trotti morì."
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